Lei è un compositore conosciuto e riconosciuto e la sua carriera rappresenta sicuramente un esempio da emulare per i giovani artisti. C’è qualcosa in più che potrebbero fare istituzioni e territori per rendere possibile un sogno così ambizioso?
Le istituzioni culturali e quelle politiche dovrebbero impegnarsi in un attento lavoro di ascolto del panorama creativo in cui sono presenti. Non si tratta soltanto di creare degli spazi, di presenza o produttivi, ma di attivare quel prezioso lavoro di maieutica che possa essere guida nel processo creativo. Inoltre ritengo che sia assolutamente necessario che le istituzioni siano in grado di comunicare e manifestare la loro presenza, una presenza duratura nel tempo che possa dare quella necessaria serenità al mondo artistico.
L’Opera è per sua natura una forma espressiva molteplice, ibrida, un po’ come lo scenario creativo italiano. C’è qualcosa che funziona nell’opera (una visione d’insieme, ad esempio, un’armonizzazione delle diverse componenti) che potrebbe funzionare anche per dare al mondo della creatività una sola voce?
L’opera e il teatro musicale è quella forma artistica che oggi riesce ad entrare in empatia con il nostro presente. È una percezione molteplice di due diverse velocità, quella dell’orecchio e quella dell’occhio, due organi in dialogo tra loro che caratterizzano un linguaggio che dopo 500 anni ancora riesce a raccontarci delle fantastiche storie.
Lei è tra i protagonisti di un mondo che guarda con un certo distacco la rivoluzione digitale. Può darci una sua visione rispetto a questi nuovi strumenti di fruizione, condivisione e distribuzione del prodotto culturale?
La dimensione tecnologica ha cambiato radicalmente il processo creativo. Attraverso i nuovi mezzi digitali il nostro sistema percettivo ha subito una alterazione aprendo nuovi scenari e cambiando il modo di pensare la musica e il modo di ascoltare la musica. Ritengo che l’uso della tecnologia non sia un mezzo espressivo fine a se stesso ma un ampliamento del perimetro creativo non in termini decorativi ma funzionali alla drammaturgia e al progetto creativo.
Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan, di sua invenzione, a supporto del progetto Italia Creativa
Riflettendo sulla propria creatività è preferibile confrontarsi sulle opere realizzate che su quelle che si sarebbero potute realizzare.
Sbagliare di nuovo, sbagliare meglio.
Sbagliare di nuovo, sbagliare meglio.
Giorgio Battistelli