Cosa sarebbe l’Italia senza creatività?

Sarebbe un Furio arido. Sarebbe assolutamente privo di anima come quel personaggio là che chiedeva soltanto “Hai preso questo?”, “Hai chiuso quello?”, senza trasporto, senza anima. Veramente sarebbe una grande aridità. Meglio la poesia di Mimmo in qualche modo.

Come sarebbe stato Carlo Verdone se fosse nato in Francia o negli Stati Uniti? Avrebbe avuto più successo, più soldi, o avrebbe fatto tutt’altro?

Se fossi nato in Francia, in America, in Inghilterra, non so se ci sarebbe un Carlo Verdone che osserva la realtà e la reinterpreta. Perché per me l’amore per la mia città, l’amore per il mio quartiere, la famiglia soprattutto in cui sono nato che mi ha trasmesso il suo DNA culturale, umanistico, però anche la sua ironia, sono stati fondamentali.

Cinema, tv, musica, teatro, arte… l’industria creativa è sempre vista in modo frammentario.  C’è qualcosa invece che lei nota e che accomuna una creatività autenticamente italiana? Può rappresentare un elemento su cui fondare un piccolo, nuovo Rinascimento?

Potenzialmente ci potrebbe essere qualcosa che accomuna tutto questo bagaglio culturale di creatività che c’è in Italia. Ma poi in sostanza no, perché c’è una burocrazia che frena troppo e soprattutto per le poche chance che vengono date ai giovani. Io mi sono formato in un periodo molto importante che è stato il periodo degli anni ’60, in cui la cultura era “dentro le serrande”. In quei tempi la creatività uno, in qualche modo, se la faceva per conto proprio. Oggi però che il mondo si è allargato, dovrebbe essere in qualche modo patrocinato dallo Stato. Quindi lo Stato dovrebbe fare molto di più perché l’industria dello spettacolo e della cultura è enorme in Italia. La gente non lo sa ma si mangia con la cultura. Se il film di Sorrentino vince l’Oscar molti mangiano con il film di Sorrentino, perché viene venduto in tutto il mondo.

Lei respira cinema da quando era bambino, da papà Mario in poi. Come potrebbe contribuire il sistema Paese a creare un ambiente fertile come quello in cui lei è cresciuto, affinché la creatività possa crescere e diventare “mestiere”?

Dove lo Stato secondo me è mancato è stato nel frenare l’emorragia di sale teatrali, di qualche sala cinematografica, di librerie. La pirateria ha sdraiato tutti per terra, noi compresi, bisogna pensarci.

Comicità romana, napoletana, toscana. Spesso nella storia del nostro cinema la caratterizzazione campanilistica ha avuto un certo peso. Il territorio con le sue caratteristiche può essere una palestra per i talenti?

Tutte le piazze, tutte le strade sono dei teatri. I migliori attori di teatro che noi abbiamo sono napoletani. Ma perché? C’è una grande scuola napoletana di teatro? No. Ci sono le piazze, ci sono le strade. Bisogna condividere, la condivisione è importante.

Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan, di sua invenzione, a supporto del progetto Italia Creativa

Se dovessi coniare uno slogan per voi, per Italia Creativa: seguite una passione costruttiva e fatela crescere attraverso una condivisione con altri soggetti.