Il suo Superwoobinda è senza dubbio un ottimo esempio di come la creatività possa offrire nuove prospettive e definire nuovi generi letterari, ottenendo peraltro un vasto consenso da parte del pubblico. Che valore ricopre per lei la creatività e come è possibile alimentarla?
Tutto parte da dove è iniziato. Sembra ovvio, ma non lo è: “Conosci te stesso”, diceva Platone riportando Socrate. Lo scrittore è un palombaro che scandaglia la sua anima, e come questa si rapporta al mondo, offrendo con i suoi libri, quando ne è capace, un reportage che diviene patrimonio comune.
Lei ha ottenuto il suo primo successo subito dopo la laurea, a meno di trent’anni. Rispetto a quei tempi, trova delle differenze nella scenario di oggi? Cosa consiglierebbe adesso ad un giovane scrittore per emergere?
Purtroppo è cambiato davvero tutto. Non ci sono più, a parte rare e preziosissime eccezioni, editori ma aziende che devono fare fatturato. Roland Barthes, con sapienziale snobismo, l’intellettuale non serve a nulla. A un giovane scrittore consiglierei di avere fegato, fede, e infinito amore per la sua fiducia. I libri sono una merce molto delicata perché è fatta d’anima.
Lei è stato testimonial di un noto marchio di scarpe, per il quale ha inventato uno slogan. Crede nelle sinergie e nelle contaminazioni fra diversi settori della creatività e della cultura?
Collaboro anche con architetti, cantanti, manager, artisti di ogni sorta. Arte è contaminazione. Guai a creare “settori”. Non è un supermercato, ciò di cui stiamo parlando.
La rivoluzione digitale pone nuove sfide per molti settori. Ci può dire qual è la sua opinione sul digitale e se ha avuto un impatto anche sulla concezione e scrittura delle sue opere? Che ruolo avrà secondo lei nel futuro?
Sinceramente non lo so. Sono troppe le varianti in gioco e non sono solo squisitamente culturali ma ovviamente sociali, politiche. Credo ad esempio che l’e-book possa essere un ottimo alleato del libro, al quale affiancarsi, ma non posso assolutamente sostituirlo. Tradizione e innovazione o si sposano o si fanno guerra. E io sono pacifista al 100 %.
Foto di Dino Ignani
Quando non ti resta più nulla, ti resta comunque la tua cultura. Da quella ricostruisci il mondo. Migliore di quello di prima.
Aldo Nove