Le attività letterarie sono adeguatamente sostenute nel nostro Paese sia a livello pubblico sia privato?
No, non credo siano sufficientemente sostenute. Andrebbe secondo me affrontato maggiormente il rapporto con l’educazione letteraria scolastica e tutti i nuovi autori. Dovremmo avere dei veri sani e importanti investimenti nell’ambito della letteratura, aiutare i ragazzi giovani ad amare la lettura. Quando io ero giovane leggere era una moda, tutti leggevano e si divertivano con la qualità di ciò che imparavano a conoscere.
Che cosa suggerirebbe ad un giovane per intraprendere la carriera dello scrittore in modo professionale?
Di leggere molto, di abituarsi allo scrivere di altri, di analizzare uno, di respirarlo, affinché piano piano in lui si crei una specie di automatismo. Mi ricordo che io lessi alcune delle note di Francis Scott Fitzgerald alla fine del suo libro Belli e dannati e dopo Gli ultimi fuochi. Le sue note, il suo modo di affrontare la pagina, di rivederla e correggerla sono entrati in me.
Che impatto ha avuto la rivoluzione digitale sul sua attività di scrittore?
Tutto ciò che accade intorno a noi, la letteratura ha la possibilità di fotografarlo, di fermarlo, di riuscire a fissarlo attraverso le parole. Il mondo digitale mi piace, mi diverte, mi affascina, mi suggerisce alcune emozioni e sensazioni ma non mi distoglie dal piacere della parola. Ho inventato il Flook, il flowing book, un libro che scorre, all’interno del quale tu puoi mettere le tue foto, i tuoi filmati, la tua musica e inoltre puoi scrivere. Puoi partecipare ad un passo dell’autore che magari ha acceso in te un’improvvisa emozione scrivendo di seguito a ciò che ti ha fatto provare, fissando in quel momento quel tuo istante di felicità o di commozione.
Quando io ero giovane leggere era una moda, tutti leggevano e si divertivano con la qualità di ciò che imparavano a conoscere.
Federico Moccia