In Italia siamo abituati a vedere i diversi settori della creatività come mondi disgiunti, a volte incapaci di parlare con una voce sola e fare squadra. Se l’industria creativa Italiana fosse un libro quale sarebbe? Perché? Invece quale dovrebbe essere?
Se l’industria creativa italiana si potesse trasformare in un libro sarebbe Da cosa nasce cosa di Bruno Munari, designer tre volte vincitore del Compasso d’Oro. Il libro riassume il pensiero di Munari sul design e racconta la sua creatività: come si progetta e soprattutto come si realizza con semplicità un’idea che è il risultato di un processo di analisi più complesso. Lo stesso procedimento coinvolge tutta l’industria creativa italiana che ogni giorno s’impegna per tradurre il genio letterario, artistico, musicale in prodotti che abbiano un carattere universale.
Che libro dovrebbe essere? Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić. Il protagonista del romanzo è proprio il ponte sul fiume Drina, che resiste a tutte le guerre e congiunge la Bosnia con la Serbia, il passato e il presente. Allo stesso modo noi siamo il collegamento tra il mondo dell’editoria e quello dei lettori, tra gli editori e gli acquirenti finali del nostro impegno: il libro.
Tra gli scopi dell’AIE di fondamentale importanza è “contrastare i fenomeni di illegalità e mancato rispetto del diritto d’autore”. Il digitale è l’arena in cui si gioca di più questa partita e i numeri testimoniano un netto cambio di tendenza nelle abitudini dei lettori italiani. Come può l’editoria trasformare il digitale in un’opportunità?
L’editoria sta investendo in prodotti e servizi digitali sempre più performanti che vanno incontro alle richieste dei lettori, senza rinnegare il libro di carta e i canali di vendita fisici. Per questo stiamo introducendo gli strumenti digitali e tutte le integrazioni possibili in grado di migliorare il nostro lavoro di editori e ampliare il pubblico di lettori. Oltre che il nostro mercato, non dobbiamo paralizzare le nostre ambizioni.
Nonostante ciò è bene ricordare che la lettura di e-book finora non compensa il calo di quella tradizionale. Dunque il primo pensiero resta rivolto a riconquistare l’interesse per la lettura intesa nel suo senso più ampio.
Si dice che in Italia si legge poco e che vengono pubblicati troppi libri. Due affermazioni che in forme diverse toccano l’ambito giovanile: troppi aspiranti scrittori, pochi nuovi lettori. Qual è la chiave per cambiare questa situazione?
Il problema non è il numero di titoli pubblicati che dimostra una vivacità del settore editoriale che sarebbe sbagliato limitare in alcun modo. Vero è che dobbiamo fornire agli editori gli strumenti per intercettare meglio i nuovi strumenti di lettura e quindi allargare la platea di lettori. Per questo AIE ha proposto negli anni iniziative a sostegno del libro e della lettura.
Siamo sempre in prima linea per difendere i lettori forti e stimolare l’attenzione di quelli più deboli in modo da trasmettere a tutti il nostro patrimonio culturale. L’equiparazione dell’Iva sugli e-book a quella sui libri cartacei, abbassata dal 22% al 4%, va in questa direzione.
Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan di sua invenzione a supporto del progetto Italia Creativa.
Lo slogan ideale è quello dei nostri Stati generali dell’editoria: Più lettura, più cultura, più Paese.
Più lettura, più cultura, più Paese.
Federico Motta