Le attività letterarie sono adeguatamente sostenute nel nostro Paese sia a livello pubblico sia privato?
No. Ma del resto non credo che la letteratura vada sostenuta. E’ un campo totalmente libero, che a mio parere risponde soltanto alla creatività di un autore e alle risposte del mercato editoriale. Tutto il resto mi sa di Minculpop o di sindacato degli scrittori sovietici. Non riesco semplicemente a immaginare l’ipotesi di finanziamenti o altre protezioni per un’opera letteraria, ne’ ad alcun modo di sostenere un autore se non ha la capacità di trovare un suo spazio. L’editoria funziona quando vende, è l’unico campo delle attività umane in cui sono totalmente liberista. E del resto, secondo me, in Italia c’è già troppa gente che scrive e troppa poca che legge. Una normativa che imponga di spegnere la tivù almeno una volta alla settimana e dedicarsi a un buon libro sarebbe auspicabile ma, ahimè, è improponibile.
Che cosa suggerirebbe ad un giovane per intraprendere la carriera dello scrittore in modo professionale?
Di lasciar perdere e non è uno scherzo. Perché mai qualcuno dovrebbe decidere di fare lo scrittore come mestiere? Io credo che gli autori più validi sono quelli che fanno un altro lavoro: giudici, avvocati, medici, giornalisti, imbianchini, guardie carcerarie, prostitute…E’ dalla vita che viene l’ispirazione alla letteratura, non il contrario. L’idea dell’autore full time non mi è mai piaciuta. Magari ci si arriva se uno riesce a sfondare e non ha più il tempo di fare altro ma capita di rado. E poi sono a favore di un sano dilettantismo. A un ragazzo che vuole scrivere direi: trovati un lavoro e dacci dentro nel tempo libero. E non ti aspettare di camparci, con i romanzi.
Che impatto ha avuto la rivoluzione digitale sul sua attività di scrittore?
E’ stata una rivoluzione. Il primo romanzo l’ho scritto con la Olivetti a 22 anni, quando lavoravo a Paese Sera. Mai pubblicato. Tutti gli altri al pc ma con grandi cambiamenti. All’inizio non riuscivo a concepire l’editing di un romanzo su un file, dovevo avere la carta in mano, adesso neanche stampo. La rete offre continue possibilità di documentazione che prima richiedevano lunghe spedizioni in biblioteca, ti permette di chiarire un dubbio all’istante, offre capacità aggiuntive di diffusione tramite gli e-book. Per chi non trova un editore, ci sono possibilità di auto pubblicazione senza truffe su siti come ilmiolibro.it. E bisogna considerare che il sottoscritto, a 60 anni suonati, non è certo un patito di tecnologia.
Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan di sua invenzione a supporto del progetto Italia Creativa.
Una narrativa libera non ha bisogno di leggi. Ma uno stato libero ha bisogno degli scrittori.
Una narrativa libera non ha bisogno di leggi. Ma uno Stato libero ha bisogno degli scrittori.
Massimo Lugli