Cos’è nel suo settore la creatività?
La creatività è la principale fonte di ricavi nell’editoria libraria. Infatti ben pochi dei libri pubblicati hanno una vendita costante negli anni. La maggior parte non sopravvive più di qualche anno. Di conseguenza l’industria editoriale si regge per metà sulla proposta di novità, le quali hanno tutte un contenuto creativo. Essendo nuovi testi, significa che l’autore e l’editore hanno creato qualcosa che prima non esisteva.
In sostanza il nostro settore poggia sulla creatività sia degli autori che degli editori senza i quali spesso i manoscritti non incontrerebbero facilmente gli interessi dei lettori così come li presenterebbe l’autore. Siccome oggetto del marketing non è tanto il libro fisico quanto l’idea che esso contiene anche la comunicazione deve essere sufficientemente creativa per connettere il libro ai desideri, ai bisogni e alle attese dei consumatori.
Quali le eccellenze italiane e come valorizzarle?
Come in tutti i Paesi esiste una grande quantità di autori che pur avendo un grande successo in Italia non varcano i confini nazionali. È un tratto comune dell’editoria europea con esclusione forse di quella inglese, più indirizzata all’esportazione, e di quella scandinava, negli ultimi anni specializzata in thriller. Non esiste un rapporto diretto tra la popolarità di un autore in Italia, che può dipendere anche dalla sua notorietà e presenza sui media nazionali, e quella che può incontrare all’estero. Pochi sono gli scrittori che negli ultimi 20 anni hanno avuto davvero successo in altri Paesi e in genere può accadere a chi ha già avuto molto successo letterario o commerciale in Italia.
Tra le imprese, le eccellenze sono rappresentate dai maggiori editori, che sono tali perché la loro proposta è più apprezzata dal pubblico, ma anche alcuni dei piccoli editori.
Per valorizzarle innanzitutto è necessario che vengano remunerate per il loro lavoro proporzionalmente al gradimento che incontrano presso il pubblico, cosa che una solida politica di rispetto del diritto d’autore garantisce. In secondo luogo aiutare gli editori a sostenere i costi di traduzione in inglese li renderebbe leggibili dalle case editrici di tutto il mondo e quindi faciliterebbe l’acquisizione dei diritti di traduzione.
Qual è il ruolo del libro italiano all’estero?
Un ruolo senz’altro marginale. Gli editori Italiani per completare la propria offerta ai lettori Italiani sono tra i più rapidi e competenti nell’acquisire i diritti e tradurre le opere provenienti dagli altri Paesi ma questa solerzia non è certo ricambiata, soprattutto dai Paesi situati a Ovest dell’Italia.
Quale ruolo hanno i giovani nel suo settore? Qual è la strategia migliore per trovare giovani talenti?
Come è noto la disoccupazione giovanile in Italia è molto elevata e le case editrici esercitano una forte attrazione per chi è curioso e desidera un lavoro appassionante. Per questo trovare giovani volenterosi e in gamba per questo settore non è un grandissimo problema. Oggi si cerca tra i giovani che hanno conoscenza delle lingue e del digitale, campo nel quale sono una risorsa indispensabile, ma in generale una buona casa editrice di varia ha bisogno di persone rappresentative in qualche modo dei gusti di tutti i lettori e quindi in grado di aprirle le porte di un certo tipo di pubblico.
Che sfide vede per il futuro del settore? Che opportunità?
La sfida principale sarà migliorare sempre più la qualità, stando attenti ai nuovi fenomeni emergenti e senza perdere per strada i fondamentali del mestiere editoriale: la capacità di accogliere il nuovo e di valorizzare quanto proviene dal passato.
L’assetto distributivo ed editoriale potrà essere più o meno aperto anche in considerazione delle decisioni prese dai governi o dalle Authority. Una minaccia, seppure non imminente, è che in futuro il mercato si concentri in poche mani a causa della implacabile forza espansiva delle cosiddette Over the Top. Queste aziende si trovano in una posizione avvantaggiata rispetto a quelle europee, grazie al sostegno finanziario che ricevono negli Stati Uniti. Nel più grande mercato editoriale monolingua del mondo Occidentale, dove è possibile ammortizzare su una base più ampia le spese delle start-up più felici, ottengono il gradimento degli investitori anche dopo decenni senza profitti. Non trascurabile anche la pulsione demagogica di parte della politica che potrebbe indebolire con leggi e pratiche troppo tolleranti il diritto d’autore a vantaggio della immediata diffusione delle opere e a scapito della creatività e della costruzione del futuro.
La creatività è la principale fonte di ricavi nell’editoria libraria.
Stefano Mauri