La sua carriera è un esempio di unione vincente tra la musica e il cinema. Tuttavia, in Italia i settori creativi e culturali (come la televisione, il cinema, la musica, etc.) si muovono come solisti. Cosa manca loro per dar vita a una sinfonia, a un coro ben orchestrato? Quali vantaggi ne trarrebbe il mondo della creatività e della cultura?
Lo Stato deve decidere di fare lavorare i diversi settori assieme obbligatoriamente, perché non sono compartimenti stagni. Purtroppo non esiste un “lavorare insieme” fra chi opera in campo artistico, né nella stessa Arte; ciò mi pare completamente assurdo. In questo c’è sicuramente un certo menefreghismo dello Stato.
Lei ha trovato il suo terreno fertile a Roma, al conservatorio di Santa Cecilia. Cosa le ha dato l’Italia e l’essere nato in Italia, nella sua formazione?
In questo caso, certamente molto. Per me il Conservatorio è stato molto importante. I Conservatori di Milano, di Roma, di Firenze e molti altri in Italia godono di grande prestigio: sono veramente in grado di “inventare” musicisti. Il problema principale non sono i Conservatori, ma la mancata azione dello Stato nel favorire l’occupazione di chi ne esce. Ci sono migliaia di disoccupati che sanno suonare, hanno studiato bene: per loro lo Stato non fa niente, li abbandona senza aiutarli a trovare un lavoro. Questo stato delle cose non può proseguire a lungo, lo Stato deve fare qualcosa.
D’altra parte, una critica va indirizzata anche ai Conservatori. Talvolta i loro diplomati non dimostrano talento sufficiente per intraprendere una professione dignitosa. Perché questo accade? Perché non sono stati allontanati dal loro percorso di studi quando hanno dimostrato di non possedere qualità musicali. In questi casi, anche i Conservatori hanno una parte di responsabilità. Un Maestro che insegna violino, flauto o qualsiasi altro strumento, dovrebbe dissuadere i propri allievi meno portati dall’intraprendere la professione di musicista, se questi non hanno le qualità necessarie. Invece generalmente non lo fa, perché altrimenti perderebbe il proprio stipendio: non avendo allievi, il Conservatorio licenzierebbe insegnanti. Perciò spesso i Conservatori ammettono persone senza particolari doti musicali allo scopo di garantire lo stipendio dei docenti.
Se dovesse chiedere una singola cosa alle istituzioni per venire incontro alle esigenze di un aspirante violinista o compositore, cosa chiederebbe?
Chiederei alle istituzioni di occuparsi della musica e dei musicisti, che siano esecutori, compositori o direttori d’orchestra. Lo Stato non se ne occupa affatto.
Quale strumento musicale suona come il mondo della creatività e della cultura oggi? Quale strumento deve cercare di diventare?
La cultura non è legata ad un unico strumento. È legata a tutti gli strumenti e alla maniera di scrivere di ciascun compositore.
Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan, di sua invenzione, a supporto del progetto Italia Creativa.
Mi viene in mente: “Occuparsi della musica e dei musicisti, che siano esecutori, compositori o direttori d’orchestra”. Lo Stato, come ho detto, è inerte: bisogna fare qualcosa, debbono fare qualcosa. Temo invece, purtroppo, che questo non accadrà.
Chiederei alle Istituzioni di occuparsi della musica e dei musicisti, che siano esecutori, compositori o direttori d’orchestra.
Ennio Morricone