Parliamo del valore della creatività: che ruolo ha nel suo lavoro?
Per quanto mi dice la mia esperienza penso di non aver mai potuto fare a meno della creatività. Di questi tempi devo anche pensare che l’omologazione dei gusti e anche delle mode, la schiavitù addirittura delle mode creino dei problemi alla creatività, non la lascino completamente libera, anzi facciano un po’ in modo che gli artisti e anche quelli che lavorano con gli artisti siano un po’ avari di questo concetto.
Cosa suggerirebbe per valorizzare e per aiutare i talenti nazionali e in particolare i giovani ad emergere?
Per quanto riguarda l’aiuto ai giovani io sono pochissimo informato, però da quello che vedo ci sono tante combinazioni interessanti. Forse bisognerebbe che anche il pubblico li aiutasse, nel senso di liberarsi della schiavitù di certi cliché che oggi sono troppo coltivati e sono un po’ tutti uguali.
Spesso non è chiaro al pubblico quante persone siano occupate nella filiera creativa: di quali e quanti “collaboratori” si avvale o si è avvalso in passato e che ruolo hanno avuto nel successo del suo lavoro?
Ce ne sono di persone occupate intorno ad un artista, adesso poi dipende se è l’artista che va in giro per teatri o luoghi molto grandi e stadi, lì c’è tutto un giro di camion di addetti alla costruzione della messa in scena, poi ci sono i produttori, poi ci sono gli organizzatori: c’è un bel giro insomma.
Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan, di sua invenzione, a supporto del progetto Italia Creativa.
Io penso che la creatività debba camminare di pari passo con il coraggio. Cioè, mancanza di creatività secondo me significa anche mancanza di coraggio.