Il giorno del mio insediamento, il 22 febbraio del 2014, definii il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo il più importante Ministero economico italiano.
Una frase che i commentatori hanno interpretato come una battuta ad effetto ma di cui sono convinto, anche alla luce delle esperienze di questi due anni e che sicuramente rispecchia il peso che la cultura, nella sua più ampia accezione del termine esercita per l’economia del nostro Paese.
Il rapporto Italia Creativa dimostra esattamente quanto i diversi settori dell’industria culturale italiana contribuiscano all’economia del Paese in termini di occupazione e fatturato.
Si tratta di un settore caratterizzato da forte innovazione, nel quale lavorano più giovani e più donne rispetto agli altri comparti dell’industria nazionale, capace di generare un valore aggiunto che va oltre i semplici ricavi economici. L’Italia Creativa si alimenta di quel patrimonio materiale e immateriale che al contempo produce e costituisce l’anima stessa del nostro Paese, ciò per cui l’Italia è riconosciuta, stimata e apprezzata nel mondo: architettura, cinema, letteratura, musica, videogiochi, animazione, arti visive, editoria, a cui si sommano moda e design, sebbene ancora non calcolati in questa prima edizione del rapporto. È nostro preciso dovere adoperarci per favorire al massimo ogni espressione di questo settore, garantendo le corrette condizioni di mercato, contrastando pirateria e contraffazione e riconoscendo il giusto compenso a chi vi opera con il proprio talento.
Ma non solo. Se è vero infatti che la cultura produce reddito è altrettanto vero che lo Stato deve essere il primo soggetto a crederci, investendo non solo professionalità e competenze, ma soprattutto risorse finanziarie, anche per recuperare le poco lungimiranti politiche di tagli del passato.
In questo senso i fondi messi a disposizione per la cultura dalla Legge di Stabilità, che superano per il 2016 i due miliardi di euro con un incremento del bilancio del MiBACT del 27% rispetto all’anno appena trascorso, rappresentano un intervento dalla portata storica che siamo certi avrà un riflesso positivo nei prossimi decenni, anche per quanto riguarda la percezione che la classe politica e la società civile acquisiranno nei confronti di un comparto per troppo tempo marginalizzato.
In particolare ritengo cruciali i 500 milioni stanziati per i consumi culturali dei ragazzi e i 500 stanziati per la riqualificazione delle periferie, anche attraverso una maggiore attenzione all’arte contemporanea.
Dal momento che si parla di creatività non posso poi non ricordare il nostro impegno per incrementare il tax credit per il cinema, che nel 2016 arriverà a 140 milioni di euro, portando nel nostro Paese anche le grandi produzioni cinematografiche internazionali. Oppure l’impegno profuso per promuovere la musica e gli spettacoli dal vivo grazie ad un Fondo Unico per lo Spettacolo rinnovato e più meritocratico, ed un nuovo specifico bando di 500 mila euro per sostenere la diffusione della musica jazz, vera eccellenza italiana per la quale possiamo contare su una straordinaria generazione di talentuosi musicisti spesso più apprezzati fuori che dentro i confini nazionali. Importante anche la decisione di bandire un concorso straordinario per 500 professionisti del patrimonio culturale. Una misura indispensabile per rafforzare la dotazione organica del MiBACT che, a 8 anni di distanza dall’ultimo concorso, permetterà di introdurre professionalità fondamentali – antropologi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, demo-etno-antropologi, esperti di promozione e comunicazione, restauratori e storici dell’arte – per garantire l’attuazione dell’articolo 9 della Costituzione. Significativa infine la misura che destina il 10% dei compensi percepiti dalla SIAE per copia privata alle attività di produzione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori.
Investire nei fruitori culturali del domani, nei giovani artisti, in città più accoglienti e vivibili, nelle nuove industrie creative è il principio ispiratore di ogni atto di questo Ministero. Lo dimostra la decisione di destinare 114 milioni di euro dei fondi europei del Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 all’attivazione dei potenziali territoriali di crescita legati alle industrie creative delle regioni meridionali. Tali risorse rafforzeranno la competitività delle micro, piccole e medie imprese che operano nei settori delle attività culturali, stimoleranno le imprese della filiera culturale, turistica, creativa e dello spettacolo nella realizzazione di prodotti e servizi per l’arricchimento, la diversificazione e la qualificazione dell’offerta turistico-culturale e favoriranno la nascita di attività connesse alla gestione e alla valorizzazione del patrimonio culturale, realizzate da imprese e associazioni. Questo vuol dire pensare al futuro del nostro Paese e tornare a fare dell’Italia il Paese delle Arti e della Bellezza. Un ruolo che millenni di storia ci hanno consegnato e che il resto del mondo non ha mai smesso di riconoscerci.
Pensare al futuro del nostro Paese e tornare a fare dell’Italia il Paese delle Arti e della Bellezza.
Dario Franceschini