Lo studio conferma a distanza di un anno che l’industria culturale e creativa non è soltanto la punta di diamante del nostro Paese, il nostro miglior biglietto da visita all’estero, ma rappresenta una fondamentale risorsa strategica, nonché un motore di sviluppo in grado di fare da traino per l’intero sistema Paese.
I numeri parlano chiaro, il comparto continua a crescere in termini di valori economici e di occupati: rispetto all’anno precedente raggiunge un valore economico pari a 47,9 miliardi di euro, mentre gli occupati superano il milione. Queste cifre dimostrano ancora una volta che il mondo della cultura e della creatività viene prima di altri importanti settori industriali: in termini di valore economico si posiziona davanti al settore delle telecomunicazioni e subito dopo l’industria chimica, mentre in termini di occupazione supera settori come quello dell’energia, l’automotive e l’alimentare candidandosi così tra i primi posti in Italia. Nessun altro comparto economico ha in questo momento maggiori potenzialità di crescita.
E’ innegabile e ormai assodato che l’industria culturale e creativa assume in Italia un ruolo chiave all’interno del quadro economico. E se i numeri non lasciano dubbi in merito all’importanza del settore, la seconda edizione di Italia Creativa mette in atto un ulteriore sforzo volto a analizzare in profondità sia le opportunità, sia le criticità che rendono vulnerabili i singoli comparti: approfondire e incentivare temi quali l’internazionalizzazione, la formazione, l’innovazione, sostenere la tutela del diritto d’autore come garanzia della libertà e della creatività, contrastare la pirateria e il value gap ossia il divario, oggi allarmante, fra il valore generato in rete dai contenuti culturali e creativi e la remunerazione dei soggetti che detengono la paternità di quei contenuti con l’obiettivo di definire un quadro comune da presentare al mondo politico e sul quale poter lavorare insieme per migliore lo sviluppo dell’intera industria. In queste pagine c’è, infatti, lo sforzo comune di mettere nero su bianco le diverse opportunità e le iniziative trasversali in grado di produrre impatti positivi lungo i diversi settori di Italia Creativa tenendo conto delle singole complessità e caratteristiche tipiche. Non solo, lo studio offre anche un autorevole tentativo di quantificare quel valore potenziale sottratto all’industria da fenomeni come la pirateria e il value gap.
Si stima che il valore economico da recuperare in termini di value gap sia di circa 200 milioni di euro, mentre la pirateria intesa come vendite sottratte al mercato legale è stimata in una forbice compresa fra i 4,6 e gli 8,1 miliardi di euro. In sintesi tali dati mostrano che il valore odierno dell’industria culturale e creativa non è al massimo del suo potenziale. Cifre che ci fanno ben comprendere quali siano le potenzialità del settore e il livello che questo potrebbe raggiungere se si riuscissero a sfruttare al meglio le iniziative sopra elencate e a contrastare allo stesso tempo i fenomeni che lo minacciano.
In quest’ottica EY ci ha messo tra le mani uno strumento che oltre a identificarci come settore economico ci offre la possibilità di conoscerci e di farci conoscere nella nostra totalità mettendo in rilievo le opportunità da cogliere e le minacce da contrastare. E’ uno strumento che consegniamo nelle mani della politica, in un momento storico importante dove anche l’Unione Europea ha posto la propria attenzione su questi temi, affinché si possa percepire il valore economico delle industrie culturali e creative e quanto la loro crescita, se adeguatamente tutelata e incentivata, possa offrire alla ricchezza e ai livelli occupazionali del Paese e del vecchio continente. Non esiste rischio più paradossale che dare per scontate la creatività e la bellezza, eppure questo rischio è sempre dietro l’angolo, soprattutto in un Paese come l’Italia.
Marco Polillo
Presidente Confindustria Cultura Italia