Cos’è nel suo settore la creatività?
Nel mio settore la creatività equivale al coraggio di saper lavorare entro certi limiti ben definiti cercando di apportare costantemente innovazione e toccare un potenziale pubblico di persone sempre maggiore.
Quali le eccellenze italiane e come valorizzarle?
Le eccellenze italiane con maggiore potenziale sono a mio avviso individuabili in quei gruppi di lavoro capitanati da persone che non hanno paura di pensare in grande e in modo globale, che non hanno timore di inoltrarsi in territori a loro sconosciuti, e che sono in grado sostenere una conversazione in inglese senza risultare solo “simpatici”.
Uno dei modi più efficaci per valorizzare il nostro talento è senza dubbio quello di far puntare i riflettori esteri sull’Italia, e non necessariamente esportare il Made in Italy all’estero. Dobbiamo importare più internazionalità ed esportare meno cultura popolare.
Quali sono le principali caratteristiche del mercato dei videogiochi?
Alcune delle principali caratteristiche sono senza dubbio l’inesorabile avanzare della tecnologia e la volubilità della stessa. Il mezzo videoludico è ancora fortemente legato all’hardware specifico che si usa per giocare, e questo legame per il momento indissolubile ha delle forti ripercussioni sul mercato stesso. La velocita frenetica con cui i nuovi gadget tecnologici ed i relativi modelli di business si susseguono spesso agisce come elemento di distrazione, portando alla creazione di contenuti poco originali e fin troppo di nicchia. Volendo fare un paragone con il cinema, dovremmo immaginare film o serie televisive usufruibili solo su alcuni modelli specifici di televisori.
Quale ruolo hanno i giovani nel suo settore? Ci sono molti talenti italiani che decidono di andare all’estero per avere maggiori opportunità? Che cosa si può fare per incentivarli a rientrare in Italia?
Se si vuole lavorare in un mercato globale ed internazionale come quello dei videogiochi, fare esperienza all’estero diventa una tappa quasi obbligata. Potendo parlare per esperienza personale, alcune delle più grandi barriere che allontanano i nostri cervelli in fuga dal rientrare in Italia, sono la scarsa propensione all’internazionalità ed una mentalità imprenditoriale conservativa e poco incline al rischio. Dobbiamo lavorare maggiormente sul nostro ecosistema interno, uscire dal nostro isolazionismo culturale ed imparare ad abbracciare il mondo da vincitori, non da timorosi. Quando anche il nostro ecosistema lavorativo ed economico sarà equiparabile a quello di altre città Europee, credo assisteremo ad un vero e proprio contro-esodo.
Che sfide vede per il futuro del settore?
Una delle sfide più importanti per il futuro e la crescita del settore consiste nell’imparare ad usare un vocabolario più universale, comprensibile e semplice, affinché molte più persone possano avvicinarsi al mondo dei videogiochi senza il timore (o il rifiuto categorico) di chi sta entrando in un territorio a lui completamente estraneo (anche culturalmente). I videogiochi sono ancora troppo legati alla tecnologia e alla ristrettissima rosa di generi ed argomenti trattati per diventare veramente universalmente accettati.
Quali invece le opportunità?
L’opportunità più interessante a mio avviso deriva da questa stessa sfida. Quando si arriverà ad usare un linguaggio più universale e coinvolgente, immediatamente assisteremo ad un allargamento demografico del bacino di utenza e quindi del mercato stesso, con tutti i benefici economici e culturali del caso.
La creatività nel mio settore equivale al coraggio di saper lavorare entro certi limiti ben definiti, cercando di apportare costantemente innovazione e di toccare un potenziale pubblico di persone sempre maggiore.
Massimo Guarini